Il pensiero naturopatico ha origini molto antiche. Studiando l’antropologia e gli sviluppi della vita dell’essere umano, possiamo notare come molte tecniche e conoscenze che oggi definiamo naturopatiche, siano sempre state compagne dell’uomo.
Non mancano riferimenti nei testi sacri, come il Vangelo di Giovanni, dove lo stesso Gesù utilizzava il fango per guarire un uomo dalla sua cecità, rimandando così all’utilizzo dell’argilla curativa, oppure i Veda, libri sacri dell’India, dove si legge «non sarà colto da alcuna malattia chiunque massaggia i suoi piedi prima di andare a dormire», con un riferimento qui alla pratica della riflessologia plantare.
In queste testimonianze, di diversi periodi storici, si ha un unico denominatore: la natura, intesa come maestra e nutrice di un’energia vitale che stimola l’autoguarigione attraverso sostanze, prodotti o trattamenti che essa stessa produce.
Il termine naturopatia deriva dal greco natura (= “natura”) e pathos (= “sofferenza”). La sua terminologia ha dato vita a differenti interpretazioni durante i secoli, ma quella che oggi ci portiamo dietro ed è stata accreditata con maggiore sostegno è quella di Benedict Lust, il quale, ispirato dagli insegnamenti di Kneipp (abate tedesco che studiò e approfondì l’utilizzo terapeutico dell’acqua, fondando così quella che oggi conosciamo come idroterapia), nel 1902 definisce la naturopatia come “il sentiero della natura”, dal termine inglese “nature’s path”.
La naturopatia è una pratica multidisciplinare, che si occupa della salute dell’individuo sui piani fondamentali dell’essere umano:
– fisico
– psichico
– energetico
– spirituale
La sua bellezza ed eleganza sta nel poter osservare l’uomo nel suo insieme, considerando il suo terreno costituzionale, sfruttando tecniche e strumenti che seguono i principi e i ritmi della natura e riportando così l’uomo a stretto contatto con essa. Utilizza strumenti non invasivi, allineati alle affinità e necessità della persona, con il fine di stimolare l’energia vitale di autoguarigione.
«Fondata sul principio dell’energia vitale dell’organismo, la Naturopatia riassume le pratiche che derivano dalla tradizione occidentale […] Essa mira a preservare e ottimizzare la salute globale dell’individuo, la qualità della vita e a consentire all’organismo di auto-rigenerarsi attraverso l’uso di strumenti naturali».1
(D. Kieffer)
La naturopatia come la conosciamo oggi è il frutto di studi, conoscenze e consapevolezze di molti uomini che ne hanno fatto la storia, portando i loro contributi e scoperte alla portata di tutti. Essa agisce e si manifesta su tre principi fondamentali:
Il vitalismo, secondo cui il corpo umano, oltre alla parte materiale, fisica e organica, necessita di una struttura energetica che lo anima. Si parla di una forza vitale dotata d’intelligenza propria, già conosciuta in molte tradizioni orientali: con il nome di qi nella cultura cinese, prāna in quella indù o il ki per i giapponesi.
Questa energia è dotata della vis medicatrix, una forza di autoguarigione che permette di portare l’intero organismo verso reazioni curative per tutto il macro-sistema, il corpo umano.
Il causalismo, il quale ci dona la possibilità di mettere in relazione il sintomo che si manifesta alla propria causa. Secondo questo principio, le cause di un disequilibrio o disturbo possono avere delle origini emotive, come sentimenti di rabbia e tristezza, fisiche, come l’inquinamento ambientale, o legate allo stile di vita, in modo particolare alle abitudini alimentari. Il lavoro del naturopata si basa molto su questo principio, esso infatti si concentra nella ricerca della causa reale del problema che si manifesta, consapevole che solo ricercando ed estirpando la radice del malessere si potrà portare un equilibrio su tutti i piani dell’esistenza dell’essere umano.
Infine la teoria degli umori, principio secondo cui gli umori dell’uomo (sangue, linfa, liquidi extra e intra-cellulari) sono i principali veicoli attraverso i quali l’energia vitale del soggetto circola e quindi essi hanno un ruolo fondamentale per la genesi della malattia. Questo è un concetto peculiarmente naturopatico, d’ispirazione ippocratica, che consiste nel valutare e apprezzare l’eventuale stato di sovraccarico dei liquidi organici, e quindi lo stato qualitativo e quantitativo che potrà influenzare l’equilibrio o lo squilibrio del soggetto. In questi umori vengono infatti riversati mucosità, cristalli, cataboliti cellulari, tossici endogeni, veleni intestinali.
Quando si parla di naturopatia è necessario approfondire un altro aspetto fondamentale, quello dell’olismo. Olos deriva dal greco e significa “tutto come intero”: vi è una visione dell’uomo come essere intero, unico e non frazionabile in parti. È un principio che prevede l’osservazione dell’uomo dal punto di vista materiale, organico, psichico e spirituale, visioni che sono strettamente collegate tra loro. Queste parti dell’uomo necessitano di essere equilibrate fra esse per predisporre il macrocosmo in uno stato di benessere, poiché un conflitto tra una o più di queste parti genera il disequilibrio, la malattia.
[1] Daniel Kieffer, Naturopathie pratique, Éditions Jouvence, Ginevra 2008
Autore
-
Laureata in Sociologia, Gaia Rinaldi ha conseguito il diploma come naturopata, specializzandosi nei disturbi del ciclo mestruale. Si definisce una terapeuta del Femmineo che accompagna le donne in cammini di consapevolezza. Gaia conduce sessioni individuali e cerchi di donne, condividendo con loro conoscenze su rimedi naturali e tecniche energetiche. È fondatrice della pagina Instagram “Natura Empatica”, dove tratta temi legati al mondo della naturopatia, alla ciclicità femminile e di piante officinali per il benessere della donna.
Tutti gli articoli